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LOVE GIVERS

“La sessualità è una parte integrante della personalità di ogni essere umano”.


Hong Kong, 1999, XV congresso mondiale di sessuologia

Il luogo comune e l’ignoranza mostrano un disabile come un essere incapace di gestire il proprio corpo, e di conseguenza impossibilitato nel tessere rapporti sociali completi. Questa ghettizzazione sessuale non permette uno sviluppo normale e consapevole del proprio io ed un approccio corretto nei confronti dell’universo femminile o maschile che sia. Le pulsioni sessuali costantemente represse e impedite nella loro manifestazione, sia autonoma che relazionale, si risolvono in un costante stress psichico che affligge non poco l’esistenza di chi non possiede autonomia nell’uso del proprio corpo.


In Europa, a metà degli anni ’90, in Olanda, Germania e Svizzera, viene alla luce la figura dell’“assistente sessuale”, ovvero una persona formata professionalmente nella risoluzione di problemi di natura sessuale con persone diversamente abili. L'assistenza sessuale è una tecnica di approccio psico-fisico, basata sulla donazione di uno stato di benessere attraverso massaggi, baci, carezze, contatti visivi e stimolazione erotica.


In Italia questa figura professionale non esiste ancora, perché confusa tuttora con una prostituta. C’è chi combatte questo preconcetto, con la creazione di piattaforme web di dialogo, blog e siti internet, o formando comitati e presentando un disegno di legge in parlamento, con lo scopo di legalizzare la figura dell’assistente sessuale, permettendo così una formazione professionale riconosciuta.

Love Givers è un progetto ancora in corso. Le storie qui presentate raccontano le prime sedute di assistenza sessuale realizzate in Italia con un uomo e una donna: i protagonisti sono Gabriele, un ragazzo affetto da spina bifida, che purtroppo ci ha lasciato quest’anno a causa del Covid; Francesca, una ragazza affetta da SMA, che è riuscita con coraggio e tenacia anche a diventare madre poco tempo fa; ed infine Debora, assistente sessuale e portavoce del comitato “Love Giver” di Max Ulivieri.


La mia intenzione è di proseguire il lavoro ponendo l’attenzione sul post-assistenza, sottolineando come  una pratica di questo tipo generi frutti concreti nelle future relazioni personali. Tornerò da Francesca per valorizzare la donna-madre che è diventata, nonostante una condizione patologica invalidante, successivamente inserirò un ultimo punto di vista su un papà e marito disabile.

Un libro sarà il certo e giusto coronamento di questo percorso.



Simone Cerio 

bio


Nasce a Pescara nel 1983. È un fotografo documentarista italiano, da sempre interessato a linguaggi ibridi, le sue immagini possiedono una narrativa che evidenzia l’importanza della relazione profonda con l’altro.


Il filo che lega i suoi lavori è il tema dell’identità e delle disuguaglianze, e l’uso di uno storytelling estremamente intimo.


Nel corso degli anni produce lavori viaggiando in diversi Paesi: Usa, Russia, Grecia, Albania, Spagna, Afghanistan, Francia. Nel 2014 - in collaborazione con Emergency Ong Onlus -, completa un assignment in Afghanistan: When the others go away. L’opera documenta la storia del primo specializzando italiano in chirurgia generale che ha terminato il proprio percorso di studi in un ospedale di guerra. 


Il lavoro è stato esposto in tutta Italia. A Vienna espone N.D.R., un lavoro tuttora in corso, dedicato alla lotta alla ‘ndrangheta -  la mafia calabrese -, realizzato con il supporto del Museo della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Si occupa delle rotte migratorie con un focus specifico sulla salute mentale nei migranti in Sicilia ( La Prima Aurora – una mostra esposta in tutta Italia) e nei Balcani ( The Defence – un editorial a quattro mani con il giornalista Matteo Tacconi). Collabora con importanti riviste nazionali ed internazionali tra cui  L’Espresso, Panorama, Il Corriere della Sera, Alibi, Vogue, Vanity Fair, Russia Behind the Headlines, La Stampa, Shutr, Internazionale.


Nel 2014 vince il Perugia Social Photo Fest e, nella categoria ONG, il World Report Award .Nel 2018 è finalista nel Single Shot Award del Festival della Fotografia Etica di Lodi, nelKolga Tiblisi Award, nel Reportage Photojournalism Award e nel Lugano Photo Days nella categoria “Fotografia Documentaria” con il suo ultimo progetto a lungo termine RELIGO, dedicato alle comunità LGBT cristiane.


Nel 2019 è vincitore assoluto del Wellcome Photography Prize nella categoria “HIdden Worlds” con il lavoro LOVE GIVERS, reportage sul delicato tema dell’assistenza sessuale per persone disabili.

Contributor della ONG Emergency dal 2014, continua la sua ricerca sul tema dell’identità e dei cambiamenti sociali.


Dal 2012 è co-fondatore di MOOD Photography, un Centro studi di fotografia presso il quale è docente di “Identità e Metodo”, “Visual Journalism” e della masterclass in “Long Term Project”.

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